LA REALTÀ ESAGERATA E POSSIBILE DI HUNGER GAMES

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    Ghiandaia Imitatrice

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    La leggenda greca narra che Minosse, re di Creta, volendo vendicare la morte del figlio Androgeo avvenuta per mano degli ateniesi, stabilì che ogni nove anni, l’allora sottomessa città di Atene, inviasse a Creta sette ragazzi e sette ragazze come sacrificio al Minotauro, feroce creatura metà uomo e metà toro. I giovani, offerti come tributo e segno di sottomissione, venivano condotti nel Labirinto di Cnosso dove il Minotauro li attendeva per divorarli. Una mostruosità accettabile, considerato che si parla di una leggenda. Facciamo quindi un passo avanti, verso la Roma antica, dove il mito si fa realtà. I Romani, e prima di loro gli Etruschi, prediligevano una forma di intrattenimento nota come Ludi gladiatori. Giochi fondati sul sanguinario fanatismo di questi popoli. I gladiatori, che venivano reclutati tra schiavi, galeotti, prigionieri di guerra e cristiani, combattevano tra di loro fino all’ultimo sangue per offrire al pubblico spettacolo e divertimento. Saltando dalla leggenda alla storia arriviamo all’idea d’intrattenimento propria dei giorni nostri, il reality show. Un genere di programma televisivo che si diffonde in tutto il mondo a partire dalla fine degli anni ’90. I reality show consistono nel seguire le vicende di persone reali in situazioni vere o inconsuete o pericolose, il tutto montato ad arte per sostare dietro alle telecamere e mostrare una realtà distorta e falsificata. Dove la vita di tutti i giorni viene mandata in onda con le false sembianze di verità si annida unicamente l’esaltazione della celebrità e della fama. È proprio per ottenere questi risultati che i concorrenti dei reality show si attaccano tra di loro, in genere senza spargimenti di sangue, ma con lingue affilate e parole taglienti quanto volgari. E più esagerano più il pubblico esulta, più la trasmissione funziona. Alla luce di tutto questo nasce e si sviluppa il romanzo della scrittrice statunitense Suzanne Collins. La sua società distopica, collocata in un Nord America post-apocalittico non è altro che il frutto di un presentimento distorto sulla realtà. La situazione di Panem è la combinazione di ciò che è stato, ciò che è e ciò che potrebbe ragionevolmente essere. Hunger Games, nelle vesti di romanzo e di film, è stato accolto a gran voce dal pubblico e vanta milioni di fan in attesa dell’uscita nelle sale del secondo capitolo. La storia cattura tanto per la dose frenetica di avventura e di adrenalina quanto per la realtà impensabile che rappresenta.

    hunger-games

    Eppure il romanzo della Collins è più impegnato e pensabile di quanto non sembri. Racconta di una nazione che porta il nome di Panem, tratto dall’espressione latina ‘Panem et Circenses’ ovvero ‘Pane e giochi del circo’, divisa in Distretti e governata da un regime totalitario. Per punire un passato tentativo di rivolta del popolo e come monito contro ogni possibile ribellione futura vengono scelti ogni anno un ragazzo e una ragazza da ogni distretto per partecipare agli Hunger Games. Non sono propriamente dei giochi, come non lo erano quelli dei gladiatori, ma combattimenti mortali in diretta televisiva dai quali uscirà un solo vincitore, l’unico che sopravvivrà. L’aspetto disumano degli Hunger Games non è solo legato allo scontro letale che i ragazzi sono costretti ad infliggersi a vicenda, quanto all’aspetto psicologico di intrattenere e compiacere gli spettatori per ottenere aiuti concreti. I concorrenti più accattivanti si aggiudicano sponsor che inviano loro premi, quali cibo o medicine. Quindi, quanto può essere breve il passo tra il possibile e il reale? Se ieri uomini in un’arena si uccidevano per offrire svago ad un pubblico e oggi altrettante persone si attaccano rabbiosamente e gratuitamente per lo stesso identico scopo la Collins deve aver pensato come plausibile che tutto si alteri, si falsifichi e si stravolga a tal punto da creare Panem. L’autrice stessa ha più volte dichiarato che l’ispirazione per Hunger Games deriva dall’incontro della cultura greca e romana con lo zapping a tarda notte. La storia, ben vestita di un carattere fantascientifico, esplora il passato dell’uomo, gli errori commessi e le conseguenze di tali errori. Presenta la violenza come il flagello per antonomasia e fa in modo di rivelarlo in tutte le sue forme, fisiche e psicologiche. È facile cogliere i rimandi alle varie dittature o ai campi di sterminio, ma è altrettanto visibile il tentativo di denuncia di una società che sembra non imparare mai dalle sue esperienze. E proprio in considerazione del passato e del presente colloca gli Hunger Games nella prospettiva di monito per le generazioni future. Il successo della saga tra i giovani è indiscutibile, ma chissà in quanti avranno recepito un messaggio che proprio a loro è rivolto. Perché in fondo la Collins vuole regalarci due chiarissime dritte: Imparare dal passato ed Essere se stessi.

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